mercoledì 27 novembre 2019

CIA TOSCANA - Il Paese che vogliamo riparte dalla centralità dell'agricoltura.







Si è svolto a Firenze il roadshow di 
Cia Agricoltori Italiani con Toscana, Emilia Romagna e Umbria
Il Paese che vogliamo riparte dalla centralità dell’agricoltura. Filiere produttive ed infrastrutture: le proposte di Cia per le aree rurali

Questo é un ruolo centrale degli agricoltori per far ripartire il Paese partendo dalle aree rurali. Attraverso una maggiore legittimazione e valorizzazione il ruolo degli agricoltori lungo la filiera produttiva, riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali ed etiche che essi svolgono. Ma anche, arrivare ad un sistema organizzato che punti sul riconoscimento del territorio e sulle varie componenti e risorse (sociali ed economiche) diffuse a livello locale. Sono soltanto alcune delle proposte per rilanciare il territorio rurale emerse dal roadshow di Cia Agricoltori Italiani “Il Paese che Vogliamo” in programma oggi a Firenze. Una tappa interregionale dell’evento Cia, che ha coinvolto Agricoltori Italiani di Toscana, Emilia Romagna ed Umbria, e che ha visto nelle scorse settimane gli addetti ai lavori ed esperti del settore e del mondo della ricerca per affrontare, attraverso tavoli tematici, temi e criticità da risolvere: infrastrutture; governo del territorio; filiere produttive legate al territorio; gestione della fauna selvatica; enti locali e politiche europee. All’evento fiorentino del Palazzo dei Congressi – moderato dal giornalista Alessandro Maurilli – gli interventi del presidente Cia Agricoltori Italiani Dino Scanavino, e dei presidenti delle Cia regionali (Luca Brunelli, Toscana; Cristiano Fini, Emilia Romagna; Matteo Bartolini, Umbria) protagonisti dell’iniziativa sulle produzioni agricole di qualità de “Il Paese che Vogliamo”.




IL PAESE CHE VOGLIAMO – Per una filiera corta che valorizzi i prodotti locali secondo Cia Agricoltori Italiani inoltre è necessario spingere ulteriormente sulle filiere di qualità certificata per ampliare i flussi commerciali internazionali necessari a soddisfare la crescita di domanda globale di prodotti Made in Italy. E poi: potenziare la fase di trasformazione su scala locale prevedendo misure e sistemi d’incentivo per la realizzazione di laboratori così da soddisfare la domanda proveniente dalle fasi a valle (distribuzione). Ed anche sviluppare iniziative e percorsi di programmazione tra filiere e ristorazione collettiva che riescano a remunerare l’intero sistema agroalimentare e territoriale. 

Fra le proposte emerse nel capitolo ‘infastrutture’ una fiscalità adeguata alle aree rurali; una promozione delle produzioni agricole, artigianali, artistiche, culturali delle aree interne la necessità di impedire ulteriori impoverimenti delle aree interne con la perdita di scuole, presidi sociali, sanitari, culturali e non ultimo di pubblica sicurezza. Valorizzare percorsi virtuosi per la manutenzione, la gestione e la messa in sicurezza del territorio attraverso relazioni strategiche e pluriennali tra imprenditori agricoli ed enti pubblici di primo e secondo livello per programmi di intervento infrastrutturale. Rafforzare la copertura digitale delle aree interne.

Attenzione è stata posta al governo del territorio: da migliorare le politiche di gestione del suolo; i percorsi di valorizzazione del patrimonio forestale locale, le azioni di prevenzione dei disastri ambientali; ottimizzare gli interventi per il mantenimento e la valorizzazione della biodiversità oltre alla tutela della risorsa paesaggistica.

Del Bimbo Fabrizio

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