Pitti Bimbo 95 è il salone del kidswear che, dopo due edizioni realizzate in contemporanea con Pitti Uomo, è tornato a essere indipendente e a crescere. Dal 22 al 24 giugno la Fortezza da Basso di Firenze ha ospitato 211 brand, di cui 143 (il 68% del totale) provenienti dall’estero. Per l’occasione si sono ampliati gli spazi espositivi e i format, somo aumentati i progetti speciali e appunto le presenze dei brand internazionali che fanno del salone una voce autorevole e competente nello sfaccettato mondo della moda per i più piccoli.
Dopo aver accusato il contraccolpo della pandemia, anche la moda junior, come tutto il resto del comparto, nel 2021 ha recuperato prontamente terreno, segnando una crescita del 15,5%, che riporta il settore su valori solo lievemente inferiori a quelli del 2019. Negli scorsi dodici mesi infatti il comparto del childrenswear ha guadagnato 408 milioni di euro, con un ammanco solo di 49 milioni di euro rispetto al 2019 (-1,6%), secondo il bilancio elaborato dal Centro Sudi di Confindustria Moda e presentato in occasione di Pitti Bimbo.
La moda baby italiana torna a vendere sui mercati internazionali. L’export dopo la flessione del 13,7% del 2020, archivia nel2021 un aumento del 18,6% , con le vendite estere che superano 1,3 miliardi di euro. L’incidenza media delle vendite all’estero sul giro d’affari complessivo sale, pertanto, al 42,8%. Un risultato ancora migliore lo realizza l’abbigliamento per neonati, con l’export che nel 2021 segna +18,8% per un totale di 170,2 milioni di euro.
Fabrizio Del Bimbo
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