Al piano nobile del Palazzo della Meridiana a Genova è aperta fino al 28 giugno una stupenda mostra dedicata alla ritrattistica genovese dalla metà del Cinquecento alla prima metà del Settecento. “Da Cambiaso a Magnasco. Sguardi genovesi”, a cura di Anna Orlando, vuole raccontare Genova, fermando i volti del tempo. Stupisce da subito nella prima sala rivestita di specchi il capolavoro di Luca Cambiaso “Autoritratto mentre ritrae il padre”, datato dalla critica intorno al 1570. L’artista non rivolge lo sguardo allo spettatore e impugna l’attrezzo del mestiere con la sinistra nonostante usasse sempre la destra: probabilmente era stato realizzato allo specchio. Balza subito all’occhio il collaretto: una striscia di tessuto rettangolare che orna il collo con un’arricciatura. Le barbe sono arrotondate e “vecchio stile” per il padre, alla moda per il figlio secondo gli usi della fine degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo come viene anche dettagliato nel catalogo curato da Anna Orlando e Agnese Marengo con numerosi contributi scientifici.
Seguono una quarantina di “sguardi genovesi” tra dogi, senatori, cardinali, capitani, poeti, dame, condottieri e bambini. I ritratti sono i selfie di allora, ha affermato Anna Orlando, una delle massime esperte di pittura genovese a livello internazionale, per definirli in modo anacronistico e banalizzante. In realtà i ritratti sono molto di più dell’immagine di qualcuno fissata nel tempo. Sono testi semantici di fascinosa complessità che recano in sé, oltre ai caratteri fisionomici dell’effigiato, anche una quantità di messaggi, diretti o nascosti che siano".
La visione di un ritratto genera, in chi lo guarda, diverse emozioni suscitate dalle fattezze e dall'atteggiamento di colui che è effigiato. Tuttavia comprenderne il significato intrinseco e il messaggio che reca in sé è un esercizio che richiede lunghe ricerche e un notevole bagaglio di conoscenze. Ciò è vero soprattutto per la ritrattistica del Seicento, un'epoca in cui sia la letteratura, sia la pittura sono ricche di allegorie, ambiguità e doppi sensi. I ritratti non sono semplici "fotografie" del tempo, anche se facilmente godibili. Se ben osservati nascondono i messaggi che il committente e il pittore vogliono comunicare, rivelandoci il carattere dei personaggi raffigurati, sia conosciuti, sia ignoti.
La nuova mostra di Anna Orlando per Palazzo della Meridiana, la quinta dal 2016 a oggi, restituisce così uno spaccato dinamico di Genova su più fronti. Dedica pure un angolo ai bambini, ricreando una cameretta con un quadro in particolare ad altezza “0-12”,: “Bambino con il suo cane” di Domenico Fiasella, detto il Sarzana, di straordinario impianto compositivo e stato di conservazione. Tra le curiosità il collarino risvoltato del bambino chiuso con nappine, dette pimpinelle e il giupponetto, la casacca chiusa da bottoni d’oro, che mostra anche la trama in un impressionante gioco di particolari.
Altra magnifica opera “Annamaria Balbi Durazzo” di Giovanni Maria Delle Piane, detto il Mulinaretto tra paesaggi, pennellate generose e una particolare ttenzione al “Mantò”, al corpetto del “Grand-habit” che mostra la sontuosità degli indumenti tra broccati, pizzi e fuselli in oro e argento.
Nelle altre sale una sfilata di personaggi illustri accanto a volti sconosciuti . Diversi i prestiti importanti dalle sedi istituzionali come dai privati, tra cui Vittorio Sgarbi.
Oltre a tele di Cambiaso e Magnasco, sono in mostra le opere di Domenico Fiasella, Giovanni Benedetto Castiglione, Giovanni Battista Gaulli, Gio. Enrico Vaymer, Domenico Piola, Gio. Bernardo Carobene, Jan Roos, Bernardo Strozzi, il Mulinarettto e molti altri. L’allestimento comprende anche i supporti didattici redatti con la collaborazione di Michela Cucicea, Agnese,Marengo e Marie Luce Repetto.
La mostra rimarrà visitabile fino al 28 giugno con orario dal martedì al venerdì dalle 12 alle 19; sabato, domenica e festivi dalle 11 alle 19.
Fabrizio Del Bimbo
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