Alicenova è una cooperativa sociale con sede in Tuscia, attiva da quasi trent’anni al servizio delle persone più fragili. Gli obiettivi perseguiti sono la promozione umana e la costruzione di una rete sociale radicata, inclusiva, competente e orientata allo sviluppo culturale ed economico del territorio.Oggi in Alicenova lavorano circa 280 persone con una base di 147 soci.
La cooperativa porta avanti la un circolo virtuoso tra la gestione di produzioni all’avanguardia, come quelle dell’agricoltura sociale e del turismo sostenibile, e i servizi alla persona. Nelle Fattorie Solidali a conduzione biologica – la “Fattoria di Alice” a Viterbo, la “Fattoria sociale Ortostorto” a Montalto di Castro e la “Fattoria Crocevia” a Nepi – le attività agricole sono un mezzo per favorire l’inclusione attiva di persone appartenenti a fasce deboli della popolazione; persone con disabilità, disagio psichico, dipendenze patologiche e altre difficoltà. Con il marchio Sémina vengono valorizzate le produzioni biologiche: ortaggi, piante aromatiche, confetture, marmellate, composte e sott’oli. La vendita avviene direttamente nei luoghi di produzione come mercati negozi, nelle aziende associate e a Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). L’ olio extra vergine di oliva bio di Semina, dal 2019 nella guida del Gambero Rosso, è la dimostrazione che qualità del prodotto e valore sociale del lavoro sono un binomio vincente.Con la vendita diretta vengono garantite non solo freschezza e stagionalità dei prodotti, ma anche un basso impatto ambientale e soprattutto un costo contenuto e accessibile per il consumatore.
Tra le numerose aziende della rete di Alicenova abbiamo visitato alcune realtà molto interessanti.
L'Azienda agricola di Antonella Pacchiarotti si trova a Grotte di Castro, cittadina che vanta il museo archeologico Civita, ricco di reperti etruschi.
Antonella Pacchiarotti ha creato la sua cantina nel 1998, nel centro della zona di produzione della D.O.C aleatico di Gradoli, la seconda più antica d’Italia. E’ proprio l’aleatico, vitigno autoctono ed eclettico, il protagonista di questa azienda. Questa piccolissima realtà di soli 3,5 ettari è seguita personalmente dalla titolare che ha intrapreso il suo percorso con molto coraggio, puntando alla vinificazione dell’aleatico come vino secco anziché come vino dolce. Ne nascono 6 diverse declinazioni per un totale di circa 10.000 bottiglie numerate. I suoi vini sono di carattere ed esprimono una forte identità territoriale.
In degustazione molto apprezzato Fatì che nasce da un progetto che Antonella e alcuni suoi amici di Canino portano avanti in collaborazione. È un vino interessante, piacevole espressione di Procanico e Roscetto caratterizzata in pieno dal terroir.
A breve distanza dal Lago di Bolsena, a Ischia di Castro ecco Vigne del Patrimonio, azienda che tramanda il nome storico dell’attuale provincia di Viterbo, cioè “Provincia del Patrimonio di S. Pietro”. Il logo riproduce un leone alato etrusco, ritrovato in una tomba non lontana dalle rovine della rinascimentale “città-modello” di Castro che sorgeva nei pressi dei vigneti di loro proprietà. La zona di origine vulcanica è da sempre vocata alla viticoltura. Le ricerche storiche, le analisi specifiche sull’attitudine del territorio alla coltivazione della vite e lo studio del vecchio impianto esistente, hanno spinto i titolari alla produzione di vini spumanti con metodo classico e di un ottimo vino rosso, il Vepre 2017 prodotto con uve cabernet Franc, che riposa 24 mesi in barrique di rovere francese di primo e secondo passaggio mantenendo colore e caratteristiche di un vino giovane.
Sempre a Ischia di Castro, in piena campagna, la Tenuta il Radichino dei Fratelli Pira, dagli anni ’50, unisce l’allevamento, la produzione di formaggi e salumi e anche l’attività di agriristoro con i propri prodotti. L’azienda copre 250 ettari tutti coltivati in regime biologico certificato da 25 anni, dove si allevano 1500 pecore sarde e 80 capre, il cui latte viene impiegato per la produzione di 20 tipi di formaggio realizzati con cura artigianale, come li si faceva una volta in Sardegna, esclusivamente a latte crudo, cioè non sottoposto a pastorizzazione, ma lavorato ad una temperatura intorno ai 38°C , simile a quella della mungitura.
www.alicenova.it
Fabrizio Del Bimbo
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