Il Paese che vogliamo riparte dalla centralità dell’agricoltura. Filiere produttive ed infrastrutture: le proposte di Cia per le aree rurali
Questo é un
ruolo centrale degli agricoltori per far ripartire il Paese partendo
dalle aree rurali. Attraverso una maggiore legittimazione e
valorizzazione il ruolo degli agricoltori lungo la filiera produttiva,
riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali
ed etiche che essi svolgono. Ma anche, arrivare ad un sistema
organizzato che punti sul riconoscimento del territorio e sulle varie
componenti e risorse (sociali ed economiche) diffuse a livello locale.
Sono soltanto alcune delle proposte per rilanciare il territorio rurale
emerse dal roadshow di Cia Agricoltori Italiani “Il Paese che Vogliamo”
in programma oggi a Firenze. Una tappa interregionale dell’evento Cia,
che ha coinvolto Agricoltori Italiani di Toscana, Emilia Romagna ed
Umbria, e che ha visto nelle scorse settimane gli addetti ai lavori ed
esperti del settore e del mondo della ricerca per affrontare, attraverso
tavoli tematici, temi e criticità da risolvere: infrastrutture; governo
del territorio; filiere produttive legate al territorio; gestione della
fauna selvatica; enti locali e politiche europee. All’evento fiorentino
del Palazzo dei Congressi – moderato dal giornalista Alessandro
Maurilli – gli interventi del presidente Cia Agricoltori Italiani Dino
Scanavino, e dei presidenti delle Cia regionali (Luca Brunelli, Toscana;
Cristiano Fini, Emilia Romagna; Matteo Bartolini, Umbria) protagonisti
dell’iniziativa sulle produzioni agricole di qualità de “Il Paese che Vogliamo”.
IL PAESE CHE VOGLIAMO – Per una filiera corta
che valorizzi i prodotti locali secondo Cia Agricoltori Italiani
inoltre è necessario spingere ulteriormente sulle filiere di qualità
certificata per ampliare i flussi commerciali internazionali necessari a
soddisfare la crescita di domanda globale di prodotti Made in Italy. E
poi: potenziare la fase di trasformazione su scala locale prevedendo
misure e sistemi d’incentivo per la realizzazione di laboratori così da
soddisfare la domanda proveniente dalle fasi a valle (distribuzione). Ed
anche sviluppare iniziative e percorsi di programmazione tra filiere e
ristorazione collettiva che riescano a remunerare l’intero sistema
agroalimentare e territoriale.
Fra le proposte emerse nel capitolo ‘infastrutture’
una fiscalità adeguata alle aree rurali; una promozione delle
produzioni agricole, artigianali, artistiche, culturali delle aree
interne la necessità di impedire ulteriori impoverimenti delle aree
interne con la perdita di scuole, presidi sociali, sanitari, culturali e
non ultimo di pubblica sicurezza. Valorizzare percorsi virtuosi per la
manutenzione, la gestione e la messa in sicurezza del territorio
attraverso relazioni strategiche e pluriennali tra imprenditori agricoli
ed enti pubblici di primo e secondo livello per programmi di intervento
infrastrutturale. Rafforzare la copertura digitale delle aree interne.
Attenzione è stata posta al governo del territorio: da migliorare
le politiche di gestione del suolo; i percorsi di valorizzazione del
patrimonio forestale locale, le azioni di prevenzione dei disastri
ambientali; ottimizzare gli interventi per il mantenimento e la
valorizzazione della biodiversità oltre alla tutela della risorsa
paesaggistica.
Del Bimbo Fabrizio
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